In uno studio, in collaborazione con la nostra Università, abbiamo analizzato l’incidenza del problema del soprappeso e dell’obesità nella nostra Provincia. I dati sono purtroppo in linea con quelli espressi dall’ISTAT. Nella fascia di età tra i 6 e 17 anni, il 27% delle femmine e il 22% dei maschi sono in eccesso di peso. Questo dato per anni non ha preoccupato le famiglie, pensando che fosse un segno positivo delle mutate condizioni economiche del dopo guerra. Oggi l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) lancia una crociata contro questa “epidemia” dei paesi occidentali. A Sidney il Congresso Internazionale sull’obesità presenta dati sconcertanti sui gravi rischi alla salute derivanti dall’eccesso di peso: malattie cardiovascolari, ipertensione, problemi respiratori, con una conseguente diminuita aspettativa di vita. Un dato DOXA pone un problema anche di educazione all’interno del nucleo familiare dimostrando che l’incidenza di obesità tra i figli di obesi è il doppio rispetto ai figli con genitori di peso regolare. Ancora una volta, la povera e tanto vituperata scuola, deve farsi carico di un nuovo problema sociale. In collaborazione con le Istituzioni, un progetto integrato Scuola-Famiglia può supportare un fenomeno di “disfunzione alimentare”. Non si tratta infatti di assenza di conoscenze (tutti oggi sanno che il soprappeso è un danno per la salute) ma di “pigrizia” di “comodità” di “cattiva informazione per difendere interessi economici forti” (le frasi sono ricavate dai questionari della ricerca).
Non possiamo continuare a svolgere corsi di informazione e poi vendere patatine e “pizzette super oliate” durante l’intervallo, non parliamo di proibizionismo ma di scelte. La scuola deve mettere a disposizione dell’allievo un prodotto sano, motivandone le scelte. La famiglia può scegliere di utilizzare anche cibi diversi, ma da parte dell’Istituzione la scelta deve essere coerente. Va inoltre ricordato che il problema è da associare indissolubilmente è quello della sedentarietà. Come riporta il prof. Mango la sedentarietà è la seconda causa di rischio per la salute dopo il fumo. Il consumo energetico è legato all’attività motoria: poco movimento = poco consumo. Un giovane deve dedicare ben più di un’ora al giorno al gioco e allo sport. Ecco che una Scuola che pensa al movimento dei propri allievi non “perde tempo” ma li stimola ed educa al miglioramento e conservazione di un bene prezioso: la salute.
Articolo redatto da
Prof. Diego Sarto
Direttore scientifico.
Docente di posturologia e chinesiologia applicata UNIVERSITA’ DI PADOVA